“De Gasperi, Moro e Sturzo volevano una democrazia governante”. Guzzetta spiega le ragioni del sì di centro

“Mettere mano alla Costituzione è una responsabilità e nessuno, decidendo di scegliere il Sì o il No, lo fa d’impulso. La scelta deve essere necessariamente meditata: parlare di contenuti serve a non politicizzare un referendum in cui la maggioranza degli elettori non ha idea di come orientarsi”. Sono parole usate lo scorso sabato 10 settembre da Giovanni Guzzetta – costituzionalista, attuale membro del Consiglio di presidenza della giustizia e storico promotore di riforme del sistema istituzionale italiano – nel corso dell’iniziativa “Centristi per il Sì”, organizzata ieri a Roma da Pierferdinando Casini, Gianpiero D’Alia e da altre personalità di ispirazione moderata e popolare.

L’alternativa per Guzzetta non è “tra distruzione e salvezza”, perché “dal punto di vista dei contenuti la riforma non è una rivoluzione, ma opera una manutenzione: la Costituzione ha bisogno di essere aggiornata, ed è naturale che sia così. Le costituzioni non sono sacre reliquie e non può esserci un culto della Costituzione”.

Per queste ragioni, ha spiegato Guzzetta, “una buona Costituzione interpreta il suo tempo, e oggi siamo in un momento molto diverso dal ’48. A quel tempo si aveva molto più paura dei governi autoritari che di quella deboli, e in quel periodo fu una scelta legittima”.

L’impostazione della riforma è pienamente inserita nella tradizione riformista: “De Gasperi esprimeva una visione di democrazia diversa da quella attuale, voleva un controllo attuato dalle minoranze e decisioni chiare prese dalle maggioranze”.

Per Giovanni Guzzetta, autore del recente libro “Italia si cambia” (edito da Rubbettino), ci sono due scelte fondamentali che questo referendum ci chiama a fare: l’abolizione del bicameralismo paritario, un anacronismo unico nel nostro Paese, e un nuovo ruolo attribuito alle regioni. “Esse potranno far sentire la propria voce a livello nazionale. Sono decenni infatti che il ruolo delle regioni si gioca su accordi pre-legislativi, in ottica di manutenzione straordinaria, mentre per vivere avrebbero un forte bisogno di avere autorità politica, di poter sbattere i pugni, altrimenti resteranno soltanto carrozzoni burocratici”. Ancora, “anche un Paese come l’Austria prevede la nomina dei senatori da parte dei consigli regionali”.

Oggi, ha proseguito il costituzionalista, “quando non c’è possibilità di attuare volontà politiche i governi finiscono per procedere attraverso l’emanazione di decreti-legge, che il Parlamento può in fondo solo prendere o lasciare. Così, con la Costituzione vigente, si rischia di dare vita a dittature aperte e larvate. Peraltro, molto spesso la politica discute solo del titolo dei decreti-legge, il resto viene deciso dalle burocrazie ministeriali.”

La posta in palio, dunque, è per Guzzetta “la nostra idea del paese che ci meritiamo: un sistema politico oscuro e paludoso, dove tutti intralciano tutti per finire a decreti-legge, oppure – usando le parole di De Gasperi, Moro e Sturzo – una democrazia governante”.