Nizza e il mondo che ci fa sempre più paura

La strage di Nizza di giovedì scorso mi ha davvero lasciato senza fiato. Vedere le immagini di quei corpi sull’asfalto, falciati da un camion (ma come ci è arrivato sul lungomare?!) condotto da un lucido folle fanatico mi sconvolge. Ho i brividi addosso.

Così come la paura, o meglio il terrore, di scoprirsi ancora una volta indifesi davanti ad un nemico invisibile ed imprevedibile… E’ una guerra con quasi 30.000 morti solo nel 2015, in cui il pericolo ti viene a cercare nei posti più disparati.

Sto leggendo i giornali di oggi e mi ha colpito un passaggio dell’editoriale di Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera in cui si sostiene come sia “evidente che la questione ci riguarda, né potrebbe essere altrimenti: è l’epoca data in sorte anche a noi. Ne possiamo uscire se sapremo fare buon uso della nostra libertà culturale. Badando a non perdere la testa, a non confondere terrorismo e immigrazione; ma anche a reagire con coraggio, a superare i ricatti ideologici per cui chi chiede un’immigrazione sotto controllo diventa xenofobo e chi pretende l’impegno dei musulmani di casa nostra contro il terrore diventa islamofobo.”

Così come Mario Calabresi su Repubblica che ci invita a rispondere alla paura difendendo caparbiamente “i nostri spazi, la nostra cultura, la nostra civiltà, che è fatta di apertura e condivisione, e il nostro diritto se non alla felicità perlomeno allo svago e alla socialità.”

Ed è proprio dalla nostra identità che dobbiamo ripartire, riscoprendoci un popolo fondato su valori e principi ben precisi ottenuti anche col sangue di chi ci ha preceduto. Ora più che mai è il tempo della consapevolezza e della serietà, specie per chi ha posizioni di responsabilità, evitando assolutamente di strumentalizzare il sangue e la paura. Perché non vinceremo con la caccia al diverso, all’untore di manzoniana memoria, ma con la consapevolezza di ciò che siamo e di dove vogliamo andare.